Međugorje 3.parte – Il significato più profondo delle apparizioni

Personalmente credo che le apparizioni della Madonna siano una sorta di visitazione del popolo di Dio, come quando Maria ha visitato Elisabetta e raggiunto Giovanni nel grembo della madre. Allo stesso modo la Madre di Dio, attraverso i sei veggenti, si manifesta a tutto il popolo, raggiunge e risveglia ognuno personalmente. E la grazia ha toccato e tocca tutti, e invita tutti a dare una risposta personale.

Dio, nella sua sapienza, ha previsto persone diverse per compiti diversi. Circoscrivere esclusivamente ai sei veggenti l’azione dello Spirito Santo nelle apparizioni della Madonna a Medjugorje, mi sembra troppo riduttivo. Lo Spirito Santo agisce attraverso i sei veggenti, così come attraverso molti altri. È lui che genera la Chiesa, che dà vita al Corpo Mistico di Cristo, che guida ogni uomo. Solo Dio è Colui che dona la grazia, che elargisce doni sempre nuovi alle singole persone.

Spesso mi torna in mente il momento in cui Vicka e Jakov stavano giocando e la Madonna è venuta a chiamarli perché andassero con Lei in Cielo. Essi si sono abbandonati a quella grazia e in seguito ci hanno raccontato l’esperienza del paradiso. Vicka e Jakov non hanno meritato in nessun modo questo, non si erano neppure preparati per una cosa di questo genere: semplicemente la grazia è scesa su di loro e Dio ha voluto far loro conoscere le realtà del Cielo. Sono quindi divenuti messaggeri, testimoni dell’esistenza del paradiso. La Sacra Scrittura ci aveva già rivelato l’esistenza del paradiso, ma la loro testimonianza ci aiuta, perché conferma ciò che già sappiamo: lo Spirito Santo conferma continuamente le verità di fede. È quindi importante sottolineare che la grazia data ai sei veggenti è una grazia donata gratuitamente per tutto il mondo. Il dono delle apparizioni non è dato loro come premio, ma come servizio, perché comunichino a tutti la presenza della Madonna.

Dobbiamo però fare ancora una precisazione: come ho già accennato, la Madonna a Medjugorje non si è rivelata solo ai sei veggenti, ma si è manifestata anche a molte altre persone attraverso doni diversi come locuzioni interiori, visioni, o particolari esperienze spirituali. Anche queste persone in coscienza sono chiamate a testimoniare la grazia ricevuta. Penso prima di tutto alle veggenti Jelena Vasilj e Marjana Vasilj, ma anche a tante altre persone che nel corso degli anni mi hanno confidato le loro esperienze interiori e mi hanno parlato delle grazie ricevute proprio a Medjugorje.

Ogni grazia è donata gratuitamente da Dio, ma quando parliamo della dimensione della mistica o delle esperienze interiori di fede, dobbiamo ricordare che è sempre richiesto un cammino, un processo di conversione; se le persone non vogliono percorrere questo cammino di conversione, allora le grazie che ricevono non possono svilupparsi e certe esperienze o visioni si fermano ad un livello superficiale, non possono essere feconde.

Per me è sempre stato molto bello vedere a Medjugorje il legame tra i sei veggenti e Jelena e Marijana, vedere come tra quelle diverse esperienze scorreva una vita comune. Per esempio, quando la Madonna voleva formare il gruppo di preghiera attraverso Jelena, ha invitato a partecipare anche i sei veggenti, affinché si inserissero in quel cammino di preghiera. E difatti vi partecipò la veggente Marija Pavlović. Potremmo dire che il dono delle locuzioni interiori dato a Jelena, era complementare al dono delle apparizioni.

Cito ancora un esempio. Quando dal marzo 1984 i messaggi cominciarono ad essere dati regolarmente (inizialmente ogni giovedì e in seguito ogni 25 del mese), la maggioranza dei fedeli pensò che l’impulso fosse venuto attraverso Marija Pavlović, ma non è così! È giunto attraverso Jelena Vasilj. Fu lei, alla fine di febbraio del 1984, a comunicarmi il desiderio della Madonna che i fedeli che non potevano più venire in chiesa ogni sera a causa del lavoro, si riunissero almeno una volta alla settimana, il giovedì, nella santa Messa, e che dopo la santa Messa rimanessero all’adorazione, meditando il sesto capitolo del Vangelo di Matteo[1] che parla dell’abbandono a Dio, della fiducia nella sua provvidenza. Tra l’altro, la Madonna comunicò a Jelena le seguenti parole: “Adorate continuamente il Santissimo Sacramento dell’Altare. Io sono presente in modo speciale quando i fedeli adorano. In quel momento si ricevono grazie speciali.” Pochi giorni dopo, esattamente il 1° marzo, la Madonna diede il seguente messaggio attraverso Marija Pavlović: Cari figli, io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla. Con amore la proteggo e desidero che tutti siano miei. Grazie per essere venuti qui questa sera. Desidero che vi troviate sempre più numerosi con me e con mio Figlio. Ogni giovedì darò un messaggio particolare per voi” (1/3/1984)

Se riflettiamo su tutto questo, vediamo diversi elementi significativi: innanzitutto il legame tra la veggente Jelena e i sei veggenti. Attraverso Jelena la Madonna ha trasmesso un messaggio a me, e Marija Pavlović, qualche giorno più tardi, il giovedì, ha iniziato a ricevere dalla Madonna i messaggi per la parrocchia.

Un secondo elemento sta nel fatto che la Madonna ha detto: “Quando adorate il Santissimo Sacramento, io sono presente con voi in modo speciale”, e questo significa che se i fedeli si convertissero, se vivessero degnamente la santa Messa, se adorassero il Santissimo Sacramento, si realizzerebbe ciò per cui la Madonna è venuta ed è apparsa. Con questa frase, la Madre ha voluto farci capire che possiamo cogliere il vero significato delle apparizioni, della sua materna presenza in mezzo a noi, solo se entriamo in un rapporto più profondo con Dio. Grazie a questo rapporto, si è manifestata in modo chiaro, all’inizio delle apparizioni, l’interazione fra la grazia di Dio che agiva attraverso i sei veggenti, e le grazie che agivano rispettivamente attraverso Jelena ed il popolo. Questo perché Dio conduce tutti e tutto alla comunione nello Spirito Santo, come avvenne nella Pentecoste. Compresi allora che favorire e curare l’interazione delle grazie, è uno dei compiti fondamentali e più delicati del sacerdote. È anche molto prezioso, perché impedisce la frammentazione dei doni e le rivalità fra i membri del popolo di Dio. Così la Chiesa è edificata nello Spirito Santo.

 

Ho già avuto modo di sottolineare che le apparizioni della Madonna a Medjugorje trovano la loro migliore espressione nel secondo mistero gaudioso del Rosario: la visita di Maria ad Elisabetta. L’anima e il corpo di Elisabetta hanno percepito questa visita, e lo stesso è accaduto al piccolo Giovanni, che con tutto il suo essere ha riconosciuto Maria e Colui che era nel suo grembo: attraverso Maria, Giovanni ha sentito il tocco di Dio. In quell’incontro, lo Spirito Santo ha ricolmato Elisabetta, ha benedetto il bambino nel suo grembo ed ella ha partorito il profeta che ha preceduto il Messia e l’ha manifestato al mondo.

Quando si parla delle apparizioni a Medjugorje, generalmente si ripetono i messaggi della Madonna considerati essenziali: pace, preghiera, digiuno, confessione, conversione, fede… A mio parere il significato più profondo delle apparizioni è quello che io definisco il tocco dell’amore di Dio attraverso Maria, che raggiunge ogni uomo.

In questo contesto ricorderei una scena che esprime proprio questo tocco della Madonna. Accadde il 4 agosto 1984. Come sappiamo, la Madonna aveva comunicato a Jelena Vasilj che il giorno esatto della sua nascita è il 5 agosto[2]. In precedenza, mi era stato chiesto dalla Madonna attraverso Jelena di invitare i parrocchiani a una novena di digiuno e preghiera in preparazione a questa solennità; la liturgia in quel giorno celebra la consacrazione della Basilica di Santa Maria a Roma, più tardi denominata Santa Maria Maggiore, ma da noi conosciuta anche come Madonna della neve. Molte persone digiunarono e pregarono per nove giorni. La maggioranza dei parrocchiani gli ultimi tre giorni della novena neppure lavorò, a parte le occupazioni più necessarie. Potremmo dire che Medjugorje somigliava ad un vero e proprio convento in cui tutti pregavano, digiunavano e vegliavano. Alla vigilia di quel 5 agosto, Jelena, mentre pregava, ebbe una visione significativa nella quale satana si avvicinò inginocchiandosi davanti a lei e iniziò a piangere. Poi il demonio le disse: “Dille (rivolto alla Madonna) di non benedire il mondo!”. E ripeté questo più volte. Subito dopo Jelena ebbe un’altra visione: vide la Madonna e, al suo arrivo, satana sparì. La Madonna allora le disse: “Lui sa quello che vuole, non vuole che io benedica il mondo in questo giorno”, e in quel momento benedì solennemente tutta l’umanità.

Racconto questo episodio per far luce sulla realtà di questo tocco di Dio attraverso la Madonna. Davvero fu impressionante quello che accadde quella notte e il giorno successivo. La grazia era presente, tangibile. I sacerdoti confessarono tutto il giorno, incontrando casi particolari: persone che, mentre stavano andando al mare senza pensare minimamente alle apparizioni, o addirittura senza neppure sapere della loro esistenza, si erano poi stranamente fermate e dirette verso Medjugorje. La gente si accostava al sacramento della riconciliazione anche dopo trenta e più anni con una facilità particolare. I sacerdoti testimoniarono che la grazia era palpabile nelle confessioni. In tutto questo si è manifestato concretamente il tocco di Dio attraverso Maria: la Vergine ha visitato i suoi figli, ha portato loro Dio.

Quando l’uomo si apre a questo tocco divino, a quegli impulsi che arrivano attraverso Maria, avviene il miracolo: tutta la sua vita si trasforma, rinasce dall’alto, come Gesù spiega a Nicodemo.[3]

     La novità di Medjugorje

Penso che la Madonna stessa abbia dato una risposta a questa domanda attraverso Vicka, quando ha detto che è apparsa in questa parrocchia perché “ci sono molti bravi fedeli” e che qui “sono presenti profonde radici di fede” (15.09.1981). Se osserviamo questa sua risposta, allora davvero dobbiamo comprendere tutto alla luce della fede.

Ricordo una conversazione avuta nel 1983 con il noto teologo svizzero Hans Urs Von Balthasar, che mi disse: “Nessuna persona e nessun luogo merita che la Madonna appaia, e nessun posto al mondo è puro e santo al punto che la Vergine possa apparire senza che ci siano tensioni e persecuzioni”. Guardando il mondo di oggi, vediamo così tanti luoghi in cui sarebbe indispensabile la presenza viva della Madre di consolazione e di speranza, ma questo non avviene.

Quindi, quando la Madonna appare, oppure quando Dio dona una grazia, la grazia è totalmente pura perché proviene da lui, nessuno la merita. Perché Dio riversa quella grazia in un luogo, perché la dona a una determinata persona? Questo rimane un mistero, è il mistero della distribuzione della grazia e della libera scelta di Dio. Tuttavia, in riferimento al fatto che la Madonna abbia detto di essere apparsa a Medjugorje perché le radici della fede sono profonde in quel popolo, io collego in modo particolare a quelle apparizioni anche l’intera Europa, che oggi vive una profonda crisi dell’identità cristiana.

Sin dall’inizio ho creduto che le apparizioni della Madre di Dio a Medjugorje fossero opera dello Spirito Santo. Oggi, in particolare, distinguo nettamente le apparizioni della Madonna, intese come grazia straordinaria legata ad un particolare luogo e ad un momento storico, dalla presenza della Madonna che è ovunque nello spazio, nel tempo e nell’eternità. Le apparizioni sono una grazia, sono la conferma della maternità e della premura della Madonna per tutta l’umanità, della sua missione come Madre di Dio. E questa è una grazia data a tutti noi. Perciò comprendo che lo scopo da raggiungere non è quello di fermarci alle apparizioni come fenomeno soprannaturale, ma di imparare a vivere alla presenza di Maria che ci attira continuamente nella vita della Santissima Trinità. La Madonna appare da così tanto tempo perché vuole insegnarci a vivere alla sua presenza e alla presenza di Dio.

A Medjugorje è profondamente accentuata la teologia del mistero Pasquale: il passaggio attraverso la passione e la morte che ci porta alla Risurrezione. Questo è il messaggio fondamentale che ci lasciano le apparizioni e non può essere diversamente, perché la Madre guida sempre verso ciò che suo Figlio Gesù ha vissuto, verso l’unica e vera via di guarigione. Quindi, la Vergine ci guida verso l’essenza, verso il mistero del cristianesimo: l’Eucaristia, il mistero pasquale. E alla fine ci manifesta la dimensione trinitaria, perché in realtà non possiamo trovare Maria nella sua pienezza, se non nella SS. Trinità.

La mia opinione è che siamo chiamati ad entrare in un rapporto vivo e continuo con Dio e con la Madonna. La Madonna, infatti, non appare a Medjugorje per rimanere con noi solo alcuni minuti al giorno, ma per farci capire che siamo creati per stare in Dio, per rapportarci con lui continuamente, per riconoscere la sua voce. Comprendere tutto questo è stato per me una grande ricchezza spirituale, in cui ho letto l’azione dello Spirito Santo attraverso la Sposa Maria.

Una volta un amico sacerdote parlando di Medjugorje mi disse: “Mio caro Padre Tomislav, ma chi controllerà tutto questo?”. Io gli risposi: “Questo è proprio il nostro problema, che vogliamo controllare tutto, mentre Dio ci chiama a camminare e a crescere, a indirizzare le persone verso lo Spirito Santo attraverso Maria, affinché lei possa guidarle verso Gesù e, insieme a Lui, verso il Padre”. Questa è una verità preziosa: dopo tutto ciò che ho vissuto inizialmente con i veggenti, poi accompagnando molti fedeli e consacrati, ho capito che non posso e non voglio controllare nessuno. Devo solo preoccuparmi di camminare, di sperimentare la vicinanza di Dio e di mostrare alle persone come entrare in rapporto con Dio, in modo tale che sia il Signore a guidare, a dirigere tutto e tutti.

La novità che Medjugorje porta alla Chiesa e all’umanità è l’incontro con il Dio vivente. Forse a qualcuno questo non dice molto, ma se ci troviamo innanzi al Dio vivente e permettiamo che Egli ci coinvolga totalmente, cambiando tutto in noi secondo il suo progetto, allora questa è una novità assoluta. Credo che le intenzioni di Dio nelle apparizioni a Medjugorje siano queste: attirare a sé l’uomo attraverso il Cuore Immacolato, attirare la Chiesa e, attraverso di essa, il mondo intero. Ognuno deve incontrare il Dio vivente e, nella fede, contemplarlo faccia a faccia.

Questo incontro con Dio porta con sé anche altre novità: la vita cristiana deve diventare semplice, deve liberarsi dalle formule e da ciò che appesantisce e che rinchiude lo Spirito in vuoti precetti. La semplicità ci guida ad un rapporto diretto con Dio, al quale Gesù ha voluto condurre le persone alle quali predicava, così come lo Spirito Santo ha detto attraverso il profeta Isaia e come ci riferisce il vangelo di Matteo: Per questo parlo in parabole: perché guardano e non vedono, ascoltano e non capiscono, e si realizza per loro la profezia che è scritta nel libro del profeta Isaia: Ascolterete e non capirete, dice il Signore, guarderete e non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile: sono diventati duri d’orecchi, hanno chiuso gli occhi: per non vedere con gli occhi, per non sentire con gli orecchi, per non comprendere con il cuore, per non tornare verso di me, per non lasciarsi guarire da me. Voi invece siete beati, perché i vostri occhi vedono e i vostri orecchi ascoltano. Vi assicuro che molti profeti e molti uomini giusti avrebbero desiderato vedere quel che voi vedete, ma non l’hanno visto; molti avrebbero desiderato udire quel che voi udite, ma non l’hanno udito”.[4] Siamo dunque chiamati a questa semplicità della quale ha parlato Papa Benedetto XVI quando era ancora cardinale: “Il rinnovamento della vita della Chiesa non consiste in un ammasso di esercizi di pietà e nella creazione di istituzioni, ma in una appartenenza integra ed unica alla comunità di Cristo. La novità, il rinnovamento significa diventare semplici, convertirsi a quella semplicità autentica e vera che è il mistero di tutto ciò che esiste. Ma questo non è altro che l’eco della semplicità del Dio Unico”.[5]

Cosa potremmo ancora dire sulla novità? Quando la Madonna appare, si manifesta come una presenza semplice e viva in mezzo a noi; con Lei discende la Chiesa del cielo e invita la Chiesa della terra a entrare nella vera comunione nello Spirito Santo. Questa è una verità di cui tutti i libri di liturgia sono stracolmi, ma che deve essere vissuta concretamente!

L’esito di questa novità è lo stesso che si è verificato nella prima Chiesa, costituita dall’assemblea degli Apostoli, da Maria, dalle donne e dai discepoli che erano presenti quando lo Spirito Santo è sceso su di loro e li ha ricolmati di sé. Tutto diventa nuovo e tutto si rinnova continuamente. Non si tratta di una novità che si distacca dal Vangelo, ma di una dinamica nuova, di una vitalità nuova, così come la primavera è una novità per l’inverno, l’estate è una novità per la primavera, e così via. È un processo vitale continuo che porta molti frutti. È il segno della dinamicità della vita di fede, che si differenzia dalla stagnazione che, in certe forme di religiosità, trova spesso sfumature diverse e pericolosissime.

Già nel quinto anniversario delle apparizioni, sottolineai che molti si ingannano quando pensano che la parrocchia di Medjugorje diventerà una seconda Lourdes o una seconda Fatima. Personalmente credo che non si debba nemmeno parlare troppo di Medjugorje, per non trasformarla in un’ideologia. La Madonna non ci convoca sul monte delle apparizioni, sul Križevac o nella chiesa parrocchiale perché Medjugorje è uno dei tanti santuari, ma perché desidera introdurre l’umanità nei tempi nuovi. Con le apparizioni di Medjugorje è iniziato un tempo nuovo. Si tratta di una nuova qualità di vita spirituale, di una nuova qualità di vita in genere che abbraccia tutto il nostro essere, perché la chiamata cristiana non mira solo a farci risorgere nello spirito, ma anche nel corpo. Noi non pensiamo quasi mai alla risurrezione del corpo, di conseguenza non può avvenire la nostra trasformazione. La trasformazione dell’uomo è la vera novità.

Dal mio punto di vista e dalle esperienze che ho vissuto, posso dire che non siamo consapevoli di quanto siamo ancora schiavi della corruttibilità e di quanto siamo poveri, perché non permettiamo che Dio ci coinvolga ed acceleri questo processo di trasformazione in noi e nell’umanità. Infatti, tutta l’umanità è chiamata a entrare nel nuovo cielo e nella nuova terra.[6] Comprendo che questo significa entrare nella novità e nei tempi nuovi, perché lo Spirito Santo, autore della vita, ci introduce sempre in una dimensione di novità: ogni giorno la vita in Dio è una novità.

Ci sono stati molti episodi nei quali ho sperimentato la novità di cui parliamo, ma racconterei un fatto accaduto il Venerdì Santo del 1983. Andavo verso il Križevac insieme ad una suora ed ad un confratello, pregavamo il rosario e volevamo salire sul monte per adorare il Signore Crocifisso. All’inizio della strada, ai piedi del Križevac, ci fermò la polizia: ci dissero che non potevamo salire. Chiesi “Perché?”. Venne un comandante, era adirato e mi disse: “Non puoi andare, è vietato!”. Gli risposi che quello era un terreno parrocchiale e che era tradizione per i fedeli andare ogni anno ad adorare la croce del Signore. Rispose aggressivamente: “Lamentati pure, ma non puoi salire!”. Gli risposi: “Non mi lamenterò, ma protesterò pubblicamente!”.

In seguito tutti e tre prolungammo il giro attraverso Miletina e continuammo a pregare il rosario ritornando all’ufficio parrocchiale. Quando arrivammo in parrocchia, andai a sedermi in camera mia e, senza dire niente a nessuno, scrissi un articolo di protesta per un giornale. Lasciai il testo sul tavolo perché volevo ancora farlo controllare da altre persone prima di inviarlo al giornale. Il lunedì di Pasquetta venne la piccola veggente Jelena Vasilj, che aveva allora undici anni, e senza sapere nulla di tutto questo, mi rivolse queste parole: “La Madonna ti dice: Non ti lamentare, non protestare! Prega e gioisci, perché quando Dio mette mano ad un’opera, nessuno lo fermerà”. In quel momento caddero tutte le mie ragioni umane prodotte dalla mia volontà, tutte le mie lotte umane. Entrai nella gioia e nella pace, e rinunciai ad ogni forma di protesta. Quell’insegnamento è rimasto profondamente impresso in me. Da allora, quando mi sono trovato in situazioni difficili che mi hanno pesantemente provocato, mi sono sempre ricordato delle parole della Madonna.

Ho dovuto attraversare moltissimi di questi passaggi interiori, che ritengo siano stati una grazia pura che Dio mi ha concesso perché potessi procedere nel cammino. Chi sperimenta la vicinanza di Maria, sperimenta la sua maternità e il suo essere sposa di Dio e della Chiesa. La tenerezza del suo amore è indescrivibile: in lei tutte le barriere scompaiono, tutte le ferite guariscono e tutte le domande trovano risposta. L’anima si sente ricolma della vita di Dio alla quale anela nelle sue profondità, nonostante si imbatta in ostacoli, prove e difficoltà. Questa è l’autentica novità che ci dona una profonda pace, anche quando dall’esterno sembra che siamo sconfitti. In ogni brano della Sacra Scrittura leggiamo che dobbiamo permettere a Dio di dirigere la nostra vita: vivere questo nella realtà è l’inizio di un completo rinnovamento spirituale.

[1] Mt 6, 24-34

[2] La struttura dei tempi sacri della liturgia cristiana è accentrata su Gesù Cristo; ne consegue che la figura di Maria è strettamente legata al mistero di Cristo. Così che il carattere mariano nell’anno liturgico è diventato un’estensione delle Solennità cristologiche. Perciò è comprensibile che la data storica della sua nascita non sia introdotta nel tempo liturgico. Questa dichiarazione non ha alcuna intenzione di interporre le festività liturgiche, perché è chiaro che questa esperienza ha valore di testimonianza umana e come tale viene considerata dai decreti ecclesiastici. Anche la veggente Vicka Ivanović, in una conversazione con Žarko Ivković, conferma quella data come il giorno di nascita della Madonna (Medjugorje Tribune, 2007 – vol 2).

Questa data ha un particolare significato in quanto è stata indicata dalla Madonna a Jelena come il suo duemillesimo compleanno.

[3] cfr. Gv 3,3

[4] Mt 13,13-17

[5] J. Ratzinger, Il nuovo popolo di Dio, Brescia 1971, 301-303.

[6] cfr. Ap 21, 1. 22, 5.

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