Tratto dal libro “A Medjugorje – La Madonna è viva” Colloqui con Padre Tomislav Vlašić“

Ed. Luci dell’Esodo

 

L’incontro dell’uomo con Dio

 

     L’accompagnatore spirituale dovrebbe curare soprattutto lo sviluppo dell’uomo nella sua interezza. L’uomo è maturo quando sa rapportarsi con Dio e sa vivere la comunione con gli altri nello Spirito Santo. Questo ci insegna San Paolo nella Lettera agli Efesini: Gesù è venuto nel mondo per salvare l’uomo, affinché quest’ultimo cooperi con lui alla salvezza del mondo.[1] Ha donato all’uomo tutte le grazie per vincere il male e la caducità, e per essere promosso alla dignità di figlio di Dio. Perciò chi accompagna una persona sul cammino della fede, dovrebbe attentamente promuoverne la libertà, la responsabilità, la dignità, l’integrità.

Il messaggio centrale dell’insegnamento di Gesù è l’amore: amore verso Dio, verso se stessi e verso il prossimo. In senso biblico questo significa che l’amore deve abbracciare l’uomo nella sua totalità: nella profondità, nella larghezza ed in tutte le potenzialità del suo essere. Questo è il vero compimento della legge. [2] L’intero messaggio della Bibbia vuole portarci a vivere questa alleanza con Dio nell’amore. L’uomo può svilupparsi in pienezza e può sviluppare in sé tutte le virtù, solo se accoglie l’amore di Dio e lo lascia crescere in sé.[3] Allora l’uomo realizzato in pienezza potrà realmente dare lode a Dio. Quale grande responsabilità è l’essere chiamati a promuovere i cristiani e a guidarli  verso questa pienezza dell’amore!

     San Gregorio Nazianzeno spiega che promuovere l’uomo, conformemente al credo cristiano, significa aiutarlo a sviluppare l’immagine di Dio in lui, a sviluppare la sua originalità generata nel seno del Padre. Il vecchio uomo carnale deve essere sepolto con Cristo per risorgere con lui. Colui che ha fatto questo passo, ha vinto la prima morte. Allora Cristo può promuoverlo e trasformarlo, può imprime in lui la sua immagine. Quando viviamo così, l’immagine divina impressa in noi ci guida e ci introduce nella vera conoscenza.[4]

 Questa immagine in noi è viva, perché in essa agisce il Dio Trinitario. Anche San Pietro ci indica come entrare nella vera conoscenza: “La divina potenza di Cristo ci ha dato tutto ciò che è necessario per vivere santamente. Perché egli ci ha fatto conoscere Dio, il quale ci ha chiamati con la sua gloria e la sua potenza.”[5]

     In questo contesto le apparizioni sono un mezzo potente, come nessun altro mezzo umano, e hanno il compito di risvegliare l’umanità: Maria si fa vicina a noi come Madre e riversa sull’umanità tutte le grazie necessarie per questo tempo. Con semplici messaggi ci insegna ad entrare nella vita di Dio.

Ricordo un insegnamento semplice e pedagogico che la Madonna ha fornito al gruppo di preghiera attraverso Jelena. Un giorno ha chiesto ai membri del gruppo di andare nella natura a lodare Dio e poi cogliere un fiore a proprio piacimento; in seguito, ognuno avrebbe dovuto tornare al luogo in cui si svolgeva l’incontro con quel fiore. Quando siamo ritornati tutti, la Madonna ha cominciato a spiegare che l’anima è come un fiore con i suoi petali, e i petali sono le virtù. Se tutti i petali, cioè le virtù, sono integri, allora satana non può entrare nell’anima, perché quel fiore appartiene soltanto a Gesù. Ha aggiunto poi che tutte le virtù devono essere collegate fra loro, perché una perfeziona l’altra e una non può svilupparsi senza l’altra. Una persona è matura solo quando le virtù si sviluppano in lei in modo armonioso.

     Come ho già detto più volte, la Madonna appare per insegnarci a vivere un rapporto vivo con Dio attraverso la preghiera, e questo rapporto può essere costruito solo nella libertà dello Spirito Santo. Da questo rapporto nasce in noi il senso di responsabilità e cresciamo nella creatività di Dio. Questa è la pedagogia più semplice e normale nella fede. Dio si manifesta a coloro che si aprono a lui, li fa entrare nella verità della vita, in quella verità trasmessa all’umanità attraverso gli apostoli. In questa pedagogia della Madonna non c’è nulla di nuovo che la Chiesa non abbia già annunciato. Ma allo stesso tempo tutto è nuovo perché il rapporto con Dio ci guida continuamente verso la novità.

     Non è possibile dare una risposta esauriente, perché la tematica è molto ampia e profonda. Cercherò di mettere in rilievo alcuni punti che ritengo fondamentali, partendo proprio dalla mia esperienza. Il sacerdote dovrebbe vivere in Dio e con Dio, dovrebbe essere in Dio anche quando sta in mezzo alla gente. Questo significa che è chiamato ad essere così unito a Gesù da permettergli di agire personalmente in lui e attraverso di lui. Questo rapporto vivo con Gesù dovrebbe portarlo a mantenere una distanza sana dalle persone che incontra e dalle loro esperienze. Il sacerdote dovrebbe saper portare e offrire tutto a Gesù, lasciando che sia lui a operare nelle anime delle quali si prende cura, e aiutare gente a riconoscere la volontà di Dio; offrire a Dio i sacrifici delle persone, ma anche le loro sofferenze ed i peccati, affinché siano perdonati.

Una cosa che ho imparato nella vita e che ritengo importante è che il sacerdote non può mai imporre se stesso alle anime, non può imporre la fede con la forza. Al contrario, dovrebbe comunicare la vita di Dio e accompagnare le persone nella loro crescita, senza imporsi e senza schiacciare la loro originalità

     Il dovere fondamentale del sacerdote rimane quello di offrire se stesso sull’altare per il popolo e di insegnare al popolo ad offrirsi con lui a Gesù attraverso Maria. Allora Gesù coglie questa offerta e la dona al Padre, sottomettendo tutto alla volontà del Padre. In tal modo, nella celebrazione eucaristica, il sacerdote ed il popolo vivono il passaggio pasquale nel quale Gesù apre alle anime la strada verso il Padre, così come ha aperto la strada verso il Padre nelle anime degli apostoli. Senza questo passaggio non accade nulla di concreto nelle anime. Una persona, una comunità che si unisce così a Gesù e con Lui va verso il Padre, percorre un cammino sicuro.

[1] cfr. Ef 4, 9-16

[2] cfr. Mt 22, 36-40

[3] cfr. 1Cor 13, 1-13

[4] S. Gregorio Nazianzeno – Liturgia delle Ore, 22 luglio, memoria di S. Maria Maddalena

[5] cfr 2Pt 1, 3-11

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